LA CELLA DI SETA

Scritto a quattro mani da Marco Gnaccolini e Alberto Rizzi. In questa storia teatrale, che trae ispirazione dal genere del romanzo storico, attraverso la maschera narrativa di un fatto del medioevo italiano si riflette anche del tema contemporaneo di prigionia-libertà, parole molto spesso usate ieri per descrivere il nostro stato di “reclusione” durante la pandemia del covid-19, parole che si vogliono riportare oggi a situazioni più drammaticamente coercitive delle carceri più “reali e concrete”, dove sono imprigionat* artist*, ricercatori e ricercatrici, oppositori e oppositrici ai regimi, giornalist* promulgatori e promulgatrici della libertà di parola e ogni carcerat* che attraverso il proprio racconto cerca di denunciare abusi del Sistema, ponendoci di fronte all’interrogativo: cos’è prigione oggi? In quanti e quali modi si forma il concetto di libertà ai giorni nostri? Stimolati da questa sfida lanciata dalle diverse crisi in atto nel mondo, ci siamo trovati a riflettere anche sul nostro mestiere di racconta-storie a teatro, trovando che a volte una delle forme più estreme di evasione incontrollata sia proprio quella che ci pone “viaggiatori delle storie”, sia stando dalla parte di chi le crea sia facendo parte di chi le ascolta, le testimonia e le tiene in vita, salvandole dalla dimenticanza attraverso il loro essere tramandate nella nostra memoria e in tutti i modi artistici possibili.